di Tiziana Pasetti (Storia vera di Mila O., l’articolo è stato pubblicato sul settimanale Confidenze con il titolo “La figlia spudorata”) – Il bigliettino è piccolo, un normale foglio a quadretti strappato da un block-notes. “Figlia spudorata”, c’è scritto. Non riconosco la calligrafia, e in fondo neanche mi interessa sapere a chi appartenga. Non è firmato, ma c’è un disegnino, un arcobaleno.
Qui all’università la mia storia è girata, ne hanno parlato. E in questo caso io sono in minoranza, io conto meno.
Sono andata via di casa un anno fa, il giorno dopo aver compiuto diciotto anni. Avevo dei soldi, quelli non me li hanno mai fatti mancare, quindi prima ho passato qualche tempo in una pensione e poi ho preso una stanza insieme a delle ragazze di un centro sociale che già conoscevo. Non sono cresciuta in fretta, nel lasso di una notte. Sono praticamente cresciuta da sola da quando sono nata. Grazie alla mia adorata e progressista mamma: devo tutto a lei, la mia maturità, la mia indipendenza, la mia solitudine. Vorrei scrivere anche infelicità, ma non lo farò. Non merito anche questo, non lo merito.
Non so chi sia mio padre. Intendo con questo termine il ‘donatore di sperma’.
Mia madre Gaia era innamorata da un paio di anni di Diana, un amore di quelli pieni di passione. Nessuna lotta contro le famiglie o contro il sistema: mamma aveva un suo lavoro, non aveva mai dovuto nascondere le sue preferenza sessuali a nessuno e non era alla sua prima relazione. Aveva già trent’anni quando decise che voleva un bambino e che lo voleva con Diana. Diana era più grande di lei di tredici anni, quindi decisero che a portare avanti la gravidanza sarebbe stata la più giovane delle due.
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