Covid-19 e tamponi: “Si potrebbe andare tutti al drive in di Paganica…”

di Tiziana Pasetti – Comincio con un cosa che non c’entra nulla ma fondamentale. Questo è il mio blog, all’interno trovate articoli pubblicati da testate (e c’è sempre scritto, quando si tratta di questo caso) e per il resto si tratta di post. Un post non è un articolo. Esattamente come una rubrica pubblicata su un quotidiano non segue le regole dell’articolo di cronaca. Lo dico per evitare che il lettore si perda o compia errori nella decodifica del testo.

Detto questo veniamo alle cose belle. Sarò veloce. Domenica pomeriggio ho cominciato a non sentirmi proprio benissimo. Gambe rotte, naso chiuso. Il profumo che mio marito chiama “eau de locule” (tradotto in italiano: fiori marci de cimitero), quello che tutte le sere spruzzo con generosità sulle federe e che mi stordisce traghettandomi nei miei incubi preferiti, aveva perso il suo carattere forte e fracico. Lunedì mattina, al risveglio, non ero più io ma un accrocco zoppo e febbricitante (ben 37,2 di temperatura!!!). Cosa fare? Per prima cosa, esattamente come durante la notte del 6 aprile 2009, non perdere la testa e razionalizzare. Quando si sta male bisogna farsi belli. Quindi ho acceso il mio tosaerba e mi sono estirpata i peli dalle gambe, mi sono lavata i capelli, mi sono impomatata tutta, ho sistemato il frangettino capriccioso (non appena passerà questa pandemia dovrò recarmi da un ortopedico del fusto: da un paio di mesi i miei capelli hanno la scoliosi e non c’è piastra che li raddrizzi!). Pensateci: quando uno usciva, nella vita fino a un’estate fa, ci metteva 3 ore per un paio d’ore di esposizione pubblica. Quando si rischia di tirare le cuoia per l’eternità dobbiamo preparare la futura mummia alla perfezione!

Essendo io notoriamente una con un’etica personale pari a meno infinito ma con una morale sociale dallo stampo comportamentale ineccepibile, dopo il restauro (eseguito seguendo le norme delle Belle Arti Archeologiche) mi sono chiusa a doppia mandata nella mia camera insieme a 100 libri e ho chiamato il signor medico. E’ seguita breve intervista e un: “Può essere tutto o niente o anche C19. Nel dubbio, cominci la terapia subito e aspetti – isolata – che ti chiami la Asl per il tampone”. Donna di malafede sul rompiballs andante con molto brio, ho pensato: sì, vedemo quanno me chiamano, nell’anno del never and ever.

Tagliamo corto: mi hanno chiamata dopo neanche dodici ore. Cortesissimi. E mi hanno dato appuntamento al giorno dopo, ore 9 e 10, presso il drive in di Paganica, via degli Alpini. Donna di malafede etcetc ho pensato: mo vedemo quanta fila devo fa.

Nessuna fila. Questa mattina una simpaticissima e cortese infermiera con gli occhi azzurrissimi mi ha conficcato il tampone (finalmente – è il mio terzo e primo in una struttura pubblica – bello in profondità!) nel naso alle 9 e 9 minuti.

Risultati fra un paio di giorni. Ho detto: “ma pure fra tre, aspetto senza problemi. Grazie, davvero”.

Grande Aq, grande. Bene così.

Piccolo Spazio PPP (che non sta per Pubblicità ma per Pasetti Penna Pungente): è un peccato rovinare il lavoro che in molti stanno facendo con un comportamento poco serio. Al mio arrivo, questa mattina, ho sbagliato strada e sono finita nell’adiacente scuola elementare. Bimbi con la mascherina scendevano velocemente dalle auto e correvano verso la loro aula all’interno del Musp. Mamme in gruppi gossip style si intrattenevano belle sorridenti all’esterno con le mascherine a sottomento svaporando liete. Quindi? No, gnente. Bbbene così.

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