L’Aquila, tra un’intervista impossibile e i momenti sospesi, un solo dovere: possederla

di Tiziana Pasetti (l’articolo è stato pubblicato l’1 agosto sul quotidiano Il Messaggero nella mia rubrica ANNO X) – “Anche questo è un luogo umano, anche se ora i gesti umani posso solo ricordarli e raccontarli a me stesso. Mai come ora mi è negata la leggenda, la favola; né so se avrei il coraggio di accettarla, mi fosse consentita. Due amanti favolosi sono eterni, ma non conoscono la straziante delizia della terrestre paura di perdersi; un destino è fatto di sangue di odori di animali di sterco; ma una trama di favola è fatta di gesti e di parole; non c’è perdita, né smarrimento, né sgomento della morte”.
La neoavanguardia italiana deve a questo scrittore, giornalista, critico letterario, molto se non tutto. Rispetto della grammatica dal ricamo strettissimo e capacità di innovazione formale, questo è stato Giorgio Manganelli. Ogni suo scritto è un’aula dove sedersi per imparare l’arte della misura e del rischio, osaresenza rendersi ridicoli e banali.
Le interviste impossibili, pubblicate postume nel 1997 da Adelphi, rappresentano un esercizio virtuoso che unisce in un mix perfetto letteratura, filosofia, osservazione e tecnica giornalistica. Dodici incontri fantastici, dodici faccia a faccia indimenticabili. Giorgio incontra Fedro e la volpe e il lupo, incontra Dickens e il romanzo sociale, poi Tutankhamon e la sua morte misteriosa, Casanova e le sue fughe, Marco Polo e il
viaggio trasversale tra storia e immaginazione, Le mille e una notte di Harun Al-Rashid, Eusapia Paladino e la resa dei conti di una medium, e poi Desiderio, il re sbagliato di un popolo sbagliato e quindi giusto, Nostradamus e la qualità aurorale del futuro, De Amicis e il Cuore di Franti, Fregoli e l’arte dell’imitazione e, infine, il disordine fantastico di Gaudì.
Interrogarsi e interrogare sull’identità vera richiede arte e studio, intuito e sapere. Giorgio Manganelli ci ha lasciato una eredità e un metodo originalissimi da preservare, conservare, consegnare alle nuove generazioni.

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E ci vorrebbe davvero Giorgio, qui a L’Aquila Terra Sospesa tra ricordi e sogni di un futuro che muove passi incerti. Lui potrebbe camminarle addosso e ogni passo sarebbe un massaggio cardiaco, sussulterebbero le strade, le vie, i vicoli. Non un terremoto, no, un respiro. Una intervista impossibile all’unica protagonista, la Silenziosa. Continua a leggere